Thailandia e turismo sostenibile:  i Santuari degli elefanti

Thailandia e turismo sostenibile: i Santuari degli elefanti

Ecco alcuni centri di accoglienza per elefanti eticamente sicuri in Thailandia

Daniel Mazza Mondo Aeroporto

Daniel Mazza

Mondo Aeroporto

Viaggiare in modo responsabile, oggi più che mai, è diventato un dovere. Rispettare la natura, rispettare gli animali. Rispettare le tradizioni locali, le usanze, le religioni. Ad esempio, avete presente le immagini che ritraggono turisti sorridenti sul dorso di grandi elefanti? Chiunque sia stato in Thailandia sa di cosa stiamo parlando: (quasi) tutte le agenzie propongono quei trekking nella giungla, spacciandoli per divertenti ed autentici. Peccato che, per gli elefanti, non lo siano affatto: spesso vengono maltrattati, portano pesi eccessivi, non mangiano abbastanza. E, inconsapevolmente, il turista diventa complice di questo sistema.

Al contrario esistono luoghi che degli animali, in questo caso degli elefanti, si prendono cura. Per davvero. Negli ultimi anni la Thailandia ha compiuto enormi sforzi in questo senso, aprendo numerosi santuari in cui i turisti possono nutrire i pachidermi, vederli giocare nel fango, immergersi in acqua insieme a loro. Il tutto, con la certezza di trovarsi in vere oasi di pace, in cui dipendenti e volontari hanno a cuore solo una cosa: il benessere degli animali. Dove trovare i cosiddetti santuari degli elefanti? Scopriamolo insieme.

 

Elephant Nature Park, Chiang Mai

A Chiang Mai, l’Elephant Nature Park è un centro di salvataggio e di riabilitazione per gli elefanti in cui chiunque può organizzare una visita o prestare opere di volontariato. A seconda del tempo a disposizione, ci si può limitare a visitare il santuario (dove, oltre agli elefanti, vivono anche bufali, cani, gatti, uccelli e molti altri animali salvati dalla strada o dallo sfruttamento) per poche ore o per un intero giorno, o persino trascorrendovi la notte.

Oppure, si può prendere parte alle varie attività proposte: dalle passeggiate nella giungla in compagnia degli elefanti sino al prendersi cura di uno di loro per un intero giorno, nutrendolo, lavandolo e giocando insieme a lui.

 

Elephant Jungle Sanctuary, Phuket

Con tre santuari (oltre a quello di Phuket ve n’è anche uno a Chiang Mai e uno a Pattaya),  l’Elephant Jungle Sanctuary è tra le migliori soluzioni per chi intende trascorrere un po’ di tempo in compagnia degli elefanti, prendendosi cura di loro e vivendo un’esperienza indimenticabile. Splendidamente affacciato sulle spiagge e sulla giungla, può essere visitato in due diversi momenti del giorno: dalle 6.30 alle 12.30 o dalle 12.30 alle 17.30. Oppure, si può trascorrere qui la notte o semplicemente nutrire i pachidermi (che mangiano molto spesso, ogni ora tra le 8.00 e le 17.00).

 

Elephant Haven Thailand, Sai Yok, Kanchanaburi

La sua storia è raccontata nello splendido documentario “Love & Bananas: An Elephant Story”: l’Elephant Have Thailand, a tre ore d’auto da Bangkok, è un piccolo paradiso in cui gli elefanti non vengono cavalcati e non danno spettacolo. Semplicemente, si occupano di fare gli elefanti. I turisti possono camminare nei prati insieme a loro, dargli da mangiare, e guardarli rotolarsi nel fango per poi fare il bagno tutti insieme.

 

BLES - Bloon Lott’s Elephant Sanctuary, Sukhothai

Tra piantagioni di banane e sterminati prati verdi, fiumi e alberi da frutta, BLES è uno tra i santuari degli elefanti più belli e più attivi dell’intera Thailandia. Ed è impegnato a tutto tondo, nella tutela degli animali come dell’ambiente: dal 2008 ad oggi ha piantato ben 3000 alberi, a costituire così un ricco habitat per gli elefanti salvati.

È possibile visitare il santuario, certo, ma si può anche adottare a distanza un elefante (30 euro per un mese, 360 euro per un intero anno) o si può prendere parte alle varie attività organizzate dal centro che - oltre a salvare i pachidermi dallo sfruttamento - interviene spesso quando i piccoli proprietari non hanno adeguate risorse per prendersi cura dei loro animali, pur volendolo.

 

A cura di Laura Alberti

 


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